Critica

Ada Gandolfo Macaluso è passata attraverso molteplici vicende dell'arte contemporanea senza far parte di gruppi o tendenze ultravanguardistiche, preferendo restare isolata, costantemente fedele ai propri richiami anteriori ed alle sue scelte evolutive. Ha dedicato la vita alla pittura ed alla ritrattistica in particolare, collezionando personaggi influenti del mondo dello spettacolo, della cultura e del lavoro, in una galleria di ritratti il cui contenuto stimola un forte discorso espressivo, che oltre a tenere in gran conto gli elementi somatici, è interessato agli elementi psicologici e di comportamento specie dell'età giovanile. Questi elementi hanno un ruolo fondamentale nella ritrattistica idealizzata della Gandolfo, giustificano la meritata notorietà e le preferenze del collezionismo.

Ma non si deve neanche la pittrice di paesaggi, di nature morte e di fiori, maturati con finissima arte  di una visione sempre intima e decantata, che si estrinseca in un sereno colloquio con le cose, in un confronto tra realtà interiore e realtà sensibile. E' nota ed apprezzata la serie di dipinti delle cappelle del Sacro Monte (1, 2).

da: Italia Artistica n. 81 - 31 ottobre 1984; pag. 14

Il pennello è ora leggero, ora penetrante; il colpo d'occhio rapido e incisivo; i toni dei colori tradiscono una vitalità interiore eccezionale; la mano ferma non fa inoltre dispetto ad Ada Gandolfo Macaluso, pittrice siciliana rinata a nuova vita al nord, nelle brume del Varesotto, in un momento in cui per molti è tempo di bilanci. Alla soglia degli ottanta anni, l'artista ha completamente ribaltato gli assiomi legati al tempo e al declino fisico, raggiungendo una vita artistica e lavorativa molto intensa che "pennelli" Più giovani non saprebbero reggere. "E' l'aria di Varese che mi fa bene" dice la pittrice che non rimpiange la natia Catania; anzi confessa che il caldo della Sicilia  e soprattutto la chiusa maniera di vivere mal si addicevano al suo carattere espansivo, vivace e volutamente libero. E così è salita al nord per dedicarsi totalmente alla pittura, legando all'arte, dunque, la sua linea di vita. Non dipinge quindi solo per sfogo, ma considera la pittura parte integrante delle scelte importanti che via via si è trovata ad affrontare. Come avviene oggi che, rispondendo alla propria sensibilità, ha evoluto il suo stile e l'ha portato a giochi cromatici molto intensi come una sorta di mezzo per tenere banco in mezzo ai giovani cui si sente molto vicina. Ma in questi giochi, nella sua pittura limpida, trasparente, luminosa, si evidenziano tuttavia i primi insegnamenti dei maestri dell'800 (la scuola dei Palizzi e Cammarano) anche se oggi l'artista ne rinnega i toni cromatici pesanti, cupi (visibili peraltro in alcuni lavori giovanili  [n.d.r.]).

"E' che ciò che non è bello non mi piace, non lo posso fare" dice. Esteta dunque, fino al parossismo, è ovvio che dedichi molto della sua pittura alla natura la cui bellezza emerge spesso negli squarci quotidiani che ci si presentano. Bellezza naturale perciò, ma anche bellezza dell'arte: come per cappelle del Sacro Monte (1, 2), cui la Gandolfo si sta dedicando con affettuoso ardore riprendendole sotto ogni aspetto, con nitidezza e precisione, ma senza trascurare di conferire loro quella maestosità, corposità verista che ben si allinea con il suo carattere forte e la sua predilezione per la prospettiva.

da: La Prealpina del Lunedì - 21 settembre  1981; pag. 9

Figlia d'arte Ada Gandolfo Macaluso discendente da generazioni di artisti e letterati. La sua vocazione è autentica. Già giovanissima si rivelò come sicura promessa. Alla sua prima personale ottenne un successo di critica tale da stupire la riservata e cauta Catania dove iniziò la sua carriera, interrotta poi per lungo tempo. Fu in questo "intervallo" ritrattista a part-time. Erano ritratti di raffinata fattura, a pastello; ancora nel suo atelier ne possiamo ammirare un esemplare, il "Ritratto della madre", bellissimo, degno di un museo. Ma la Gandolfo amava anche il nudo. La chiave per comprendere la pittura della Gandolfo è il rapporto inscindibile tra fra contemplazione pensosa e commossa della realtà e la traduzione dinamico cromatica delle proprie emozioni. "La sua pittura è stata sempre ricca di impasti cromatici. Ora ha invece sintetizzato il colore riducendolo all'essenziale..." (P.L. Talamoni). E' per tradizione e convinzione figurativa, ma per la particolare abilità di una tecnica congeniale (vedi le architetture di antichi edifici), per la sensibilità e l'intelligenza non mai banale.

Per Ada Gandolfo la pittura è una operazione di sintesi e contemporaneamente di estremo ampliamento. Il supporto di cui si serve - la tela - è un campo di focalizzazione che non sintetizza soltanto immagini, ma riflette un processo continuamente in atto di ritmi e tonalità. Ada Gandolfo indaga il sommarsi e sottrarsi delle gamme cromatiche, delle masse, dei segni, superando le distanze tra concetto e fattualità per raggiungere quella zona intermedia in cui si riflettono reciprocamente. Tutto ciò qualifica il lavoro della Gandolfo in una sfera ben precisa del fare pittura degna di attenzione. 

M.A. Lombardi, in: Bolaffi, Catalogo nazionale d'arte n.15, vol IV, pag 70

 

 

 

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