giornalista e critico d'arte, insegnante di lettere e pittore

 

DIPINTI

SCRITTI

Critica

Gli acquerelli di Luigi Gandolfo sono, sì, acquerelli perché realizzati con la tecnica dell’acquerello, ma più che acquerelli sono oggetti dotati di vita propria. Solo così posso descrivere la loro intensa vibrazione che oltrepassa i limiti del foglio, la forma del paesaggio dipinto. Non si può dipingere così se non si sia istaurata prima una simbiosi con gli oggetti, con il proprio ambiente. Per questo forse la produzione acquarellistica di Luigi Gandolfo è stata più intensa nella sua prima giovinezza, quando la sensibilità è ancora vergine, non ancora irrigidita dalla insensibilità che ci circonda. Perché fermarsi in questi dipinti ad osservare il paesaggio e come esso sia realizzato? Non è lì la bellezza, secondo la mia estetica: la bellezza è nell’artista. Ma come vederla? Per fortuna dagli dei ci è stata data l’Arte che ha permesso all’uomo di metter fuori di sé quello che in sé sentiva. Così, il quadro è una fotografia dell’anima dell’artista, una fotografia sui generis che viene stampata senza negativa, direttamente dal fotografo stesso che si autofotografa. Il paesaggio è in primo luogo un oggetto d’amore, ma in secondo luogo diventa lo specchio in cui il pittore manifesta se stesso. Guardate questi acquerelli senza osservarne i particolari (o dopo averli osservati) e avrete la prova della giustezza di quel principio (che ci viene dall’estetica tedesca) secondo cui il tutto è superiore alle sue parti. Il foglio dipinto allora vibrerà di tutte le sue forme e i suoi colori, svelerà una profondità non pensabile in un acquerello, e ne avrete un senso di felicità che penso corrisponda al senso dell’autore, che, tramite l’opera passa al suo contemplatore.

Enzo Maganuco, Rivista del Comune di Catania, 1930.

 

 
DIPINTI

SCRITTI