Catania 18 maggio 1891

Piazza Spirito Santo n.15

 

                              

 

                              Amico mio carissimo,

 

                               Grazie della vostra lettera e dell’esservi ricordato di me, -  fortunato voi che vi trovate dove l’arte palpita. Voi siete giovine, atto a far del bene in arte, i vostri studi devono essere sempre dal vero. Voi amerete l’arte, ed ella amerà voi.

                               Vi  raccomando il culto del disegno e la cultura letteraria, il nesso fra i pensieri e la vita, l’ispirazione e il cuore. Nell’arte più che in ogni altra cosa è necessaria una profonda cultura morale. L’arte compresa male, o trattata leggermente, riesce a una glorificazione malsana o ad una sterile contraffazione della natura.

                               V’invio lo schizzo del ritratto da voi gentilmente richiestomi. Addio, non istate a smarrirvi per le vie di Napoli.

                                                                                                              Vostro Aff.mo

                                                                                                              Antonino Gandolfo

 

Lettera di Antonino Gandolfo inviata a Napoli a Giorgio Veninata, suo allievo, che in quel momento studiava presso l'Accademia di Belle Arti a Napoli.

Il documento , con il ritratto, mi sono stati inviati dall'omonimo nipote del Veninata, di cui riporto parte della mail.

"Antonino Gandolfo ( alla fine degli anni ottanta del XIX secolo) fu Maestro indimenticato dell'omonimo mio nonno Giorgio Veninata che, appena sedicenne, fu "a bottega" a Catania presso lo stesso prima di recarsi subito dopo alla prestigiosa Accademia di Belle Arti di Napoli (dove insegnavano il Morelli, il Toma, il Vetri ecc.). Mio nonno lasciò ben poche opere (più per  amici e parenti) essendo ben presto rientrato a Ragusa, sua città natale, dove mise famiglia. Gli portò nocumento, per così dire, la circostanza di non avere alcuna urgenza di carattere economico in quanto si poteva considerare, per l'epoca, piuttosto benestante,e forse l'insegnamento accademico napoletano lo spinse, non saprei per qual motivo,  ad un certo stile di maniera certamente non di ascendenza gandolfiana."

Ho trovato questa lettera straordinaria dal punto di vista storico, perché riassume bene quella che potremmo definire la "poetica" del Gandolfo. Il connubio tra arte e letteratura che porterà il Maestro, nell'ultimo decennio della sua vita, a ospitare, nella sua villa di campagna a Cannizzaro, i letterati catanesi, da Rapisardi a Capuana, da Martoglio a De Roberto.